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Channel: fisco – La nuvola del lavoro
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La “notte nera” siciliana e la voglia di “zone franche”

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di Salvo Guglielmino

L’hanno voluta chiamare la “notte nera”. Ma è più di una provocazione. La sera del 6 agosto tutte le luci di Palazzolo Acreide, la graziosa cittadina iblea “Patrimonio dell’ Umanità”, verranno spente in segno di protesta. I commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori, i professionisti illumineranno solo con le torce le vetrine dei loro negozi, i bar, i ristoranti, le officine, le imprese edili, gli studi professionali.

Un black-out simbolico. Stemperato solo da una tavola imbandita con i prodotti tipici dei monti Iblei al centro della piazza principale del paese, illuminata dall’alto solo da un grande faro, come si fa in un teatro, perché la luce rappresenta, forse, la speranza di una rinascita.

Parte proprio da quì, da una delle perle del barocco siracusano e dell’archeologia greca, una vera e propria crociata per la creazione di “zone franche” in tutte quelle realtà siciliane che hanno fatto, in questi anni, dell’eccellenza la propria ragion d’essere. Insomma: meno tasse per chi investe ancora nella propria azienda.

Un gesto emblematico da parte di una città d’arte e dal passato illustre, che sui prodotti del territorio, sui servizi e sul turismo ha sempre scommesso come l’unica occasione di sviluppo. Ma, come dicono da queste parti, “oggi cchiu scuru ra mezzanotti nun ppò fari” (Più buio della mezzanotte non può fare). Palazzolo Acreide sta morendo.

Muore come tante altre piccole città siciliane stremate da una crisi economica che non accenna a finire, nell’indifferenza delle istituzioni regionali e nazionali. “Ma la nostra è una protesta costruttiva”, chiarisce subito Andrea Alì, che è oggi uno degli chef più affermati a livello regionale, puntando tutto sulla stagionalità, le materie prime e le tradizioni di queste terre.

“Chiediamo da un lato al Presidente Crocetta di concederci maggiori sgravi fiscali e di riconoscere le grandi potenzialità di Palazzolo Acreide che oggi è anche tagliata fuori dai grandi circuiti del turismo. Ma nello stesso tempo, vogliamo dare maggiore visibilità alle nostre attività che hanno avuto riconoscimenti importanti a livello nazionale”.

Dal buio bisogna uscire, dicono in coro le trecento imprese e tutte le associazioni di categoria che hanno aderito a questa singolare iniziativa destinata, nelle intenzioni degli organizzatori, a propagarsi a tutti gli altri siti siciliani (sono sei nell’isola) inseriti dall’Unesco nella World Heritage List.

“La forza del nostro territorio sono le piccole e medie imprese”, aggiunge con una punta di orgoglio Sebastiano Monaco, appassionato continuatore del marchio Corsino, una delle più antiche pasticcerie della Sicilia orientale. Anche lui è tra i più convinti sostenitori della “notte nera”.

“Qui le imprese fanno i salti mortali per cercare di far quadrare i conti e salvaguardare i posti di lavoro”, ci racconta. “Stiamo affrontando la crisi con coraggio. Nel nostro territorio, che rappresenta un piccolo spaccato della Sicilia, sono presenti realtà imprenditoriali davvero d’eccellenza nelle quali cerchiamo di coniugare ogni giorno innovazione e tradizione. Ma serve un regime fiscale competitivo, far pagare meno tasse a chi vuole continuare ad investire qui. Lo Stato e la Regione devono dare un segnale chiaro. Altrimenti siamo destinati a chiudere tutti”.

I numeri della crisi sono angoscianti. Sono quasi dodici mila le imprese che secondo i dati di Unioncamere hanno chiuso i battenti dal 2008 ad oggi nella provincia di Siracusa. Un impoverimento graduale che non ha risparmiato quasi nessun settore produttivo, dal commercio all’agricoltura, dall’edilizia al manifatturiero.

Risultato: i giovani migliori vanno via e quelli che restano hanno oggi ben poche opportunità di lavoro. Palazzolo Acreide è, insomma, la punta di un icerberg di una provincia in piena recessione, con fatturati in calo e consumi ridotti all’essenziale. Anche il Comune ha i suoi problemi, con più di 6 milioni di euro di mutui da restituire alla Cassa Depositi e Prestiti, nonostante gli sforzi del giovane sindaco Carlo Scibetta e della sua giunta per una gestione oculata dei conti ed una costante opera di valorizzazione del territorio.

Ma le cause e la portata della crisi non possono essere addebitate a chi amministra con grande generosità queste realtà locali. Anche se va detto che, pure a Palazzolo, ci sono vecchie incongruenze. Come quel piano particolareggiato del centro storico, bloccato dalle pastoie burocratiche da quasi vent’anni o il museo archeologico in attesa di essere completato da più di trent’anni. Il vice sindaco Paolo Sandalo allarga le braccia sconsolato.

“Guardi, noi qui facciamo sacrifici incredibili per garantire i servizi ai cittadini e alle imprese. Ma siamo proprio al collasso. Non abbiamo quasi più liquidità. Quest’ anno lo Stato ci ha tagliato altri due milioni di trasferimenti. E’ un disastro. Le faccio un esempio. Mi dica come possiamo allestire gli spettacoli al Teatro Greco durante l’estate palazzolese per aumentare i flussi turistici? Ci vogliono 15 mila euro per montare un palco decente e garantire anche la pulizia del sito. Oltre alle fidejussioni bancarie per ottocento mila euro che la Sovrintendenza ci chiede per la tutela dell’area archeologica”.

Eppure gli ingredienti per uscire dalla crisi a Palazzolo ci sarebbero tutti: un patrimonio architettonico straordinario, la Casa Museo di Antonino Uccello, la zona del Castello, Pantalica e la Valle dell’Anapo ad un tiro di schioppo. Niente mafia o criminalità, una tradizione gastronomica e agro- alimentare di grande qualità, trecento posti letto tra alberghi e bed and breakfast, e soprattutto, tanti piccoli imprenditori a cui non manca la volontà di investire.

Occasioni perdute. Come le tante iniziative del Comune e dei comitati di quartiere durante l’anno: il Carnevale, le feste patronali, il festival dei giovani nell’antico Teatro Greco di Akrai. Ma allora che cosa si puo’ fare per rilanciare Palazzolo? Che cosa si può fare per far crescere Noto, Scicli, Modica, Ragusa, Militello Val Di Catania, Caltagirone o la stessa Catania, tutte località protette dall’Unesco?

“Guardi, un anno terribile come questo non se lo ricorda nessuno. E lo dico anche da professionista oltre che da amministratore”, confessa il vice sindaco Sandalo.

“La gente sta consumando i propri risparmi. Molte imprese edili hanno licenziato metà degli addetti. Persino la ristorazione, che a Palazzolo rimane un punto di grande qualità, lavora solo nei fine settimana. Ci massacrano di tasse, le banche non fanno credito e le spese per l’energia fanno il resto. E poi, diciamolo, anche la burocrazia non ci aiuta proprio ad uscire da questa crisi. Per questo fanno bene i commercianti e gli artigiani a reagire, in assoluta autonomia. Questa è una loro iniziativa. Un segnale di speranza lo possono e devono dare”.

La parola d’ordine, insomma, è resistere. Magari aspettando che qualcosa si sblocchi a livello nazionale. Anche perché dopo la “notte nera”, forse, c’è solo l’abisso. Il buio senza ritorno.


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